domenica 24 agosto 2008

Cammarelle favoloso
Domina Zhang: è oro

L'azzurro, bronzo ad Atene, conquista l'oro dei supermassimi vent'anni dopo Parisi. Successo per k.o. al 4° round: è l'ottavo trionfo dell'Italia, che chiude 9ª nel medagliere

Roberto Cammarelle sul podio con la medaglia d'oro. Reuters
Roberto Cammarelle sul podio con la medaglia d'oro. Reuters
PECHINO, 24 agosto 2008 - Roberto Cammarelle è campione olimpico dei supermassimi, riportando l’Italia sul podio più alto dei Giochi vent’anni dopo Parisi. È stato il giusto epilogo di un match senza storia: il biondo di Cinisello Balsamo che abita ad Assisi con la fidanzata Nicoletta ha surclassato il cinese Zhang Zhilei con una lezione memorabile. La lezione del più forte.
SENZA STORIA Si temeva l’ambiente, si temevano le lunghe leve e la potenza dell’avversario, si temevano i giudici e le famigerate macchinette. Nulla di tutto ciò: il palazzetto presentava molti spazi vuoti e il tifo è stato caldo ma ben lontano dalla torcida attesa. Quanto alle altre due preoccupazioni, ci ha pensato Roberto a smontarle subito dopo il gong: concentrato, rapido, sempre con i fari puntati sul bersaglio, non ha lasciato scampo a Zhang, anticipandolo sempre a due mani, impedendogli di entrare nella guardia con le sue bordate, controllandolo come il gatto con il topo, mettendo colpi precisi che i giudici non potevano ignorare. Un’esibizione di tecnica e tattica che lo ha portato sul 6-1 del primo round, addirittura sull’11-3 nel secondo, con un paio di destri micidiali che senza caschetto avrebbero avuto effetti devastanti sul cinese.
L’APOTEOSI A quel punto bastava controllare, Cammarelle non ha mai corso rischi ed ha incrementato il bottino fino al 13-4 di fine terzo round. L’oro olimpico si avvicinava di corsa, all’angolo il c.t. Damiani gli ha solo intimato di mantenere la concentrazione, di non sprecare energie, di continuare a tenere un atteggiamento spavaldo sulle avanzate ormai scomposte del rivale. Poi, dopo 40" dl gong, una combinazione destro-sinistro di Roberto ha messo in ginocchio il povero Zhang e l’arbitro moldavo ha ritenuto giustamente opportuno interrompere il match per l’apoteosi tricolore.
BILANCIO ESALTANTE In dieci mesi Roberto Cammarelle ha conquistato Mondiale ed Olimpiade, guadagnandosi un posto nell’empireo della categoria più pesante. E’ la 28ª medaglia azzurra dei Giochi, l’8ª d’oro, la terza della boxe dopo il bronzo di Picardi e l’argento di Russo: un bilancio esaltante per i pugni azzurri, frutto di lavoro e programmazione, delle scelte e del peso politico del presidente Falcinelli, dell’umanità e della conoscenza del c.t. Damiani, della metodologia scientifica dell’allenamento del consulente russo Filimonov. Un patrimonio da non disperdere in vista di Londra 2012.

sabato 23 agosto 2008

Russo si arrende
per lui c'è l'argento

Il campione del mondo campano deve arrendersi nella finale dei massimi al russo Chakhkiev, impostosi 4-2 nel match che ha assegnato la medaglia d'oro

Clemente Russo deve accontentarsi dell'argento. LaPresse
Clemente Russo deve accontentarsi dell'argento. LaPresse
PECHINO (Cina), 23 agosto 2008 - Clemente Russo deve accontentarsi dell'argento nella categoria 91 kg. Il campione del mondo si è dovuto arrendere al russo Rakhim Chakhkiev, impostosi 4-2 grazie all'ultima e decisiva ripresa. E' la 27ª medaglia italiana ai Giochi di Pechino.
PRIMO ROUND - Si comincia all'insegna dell'aggressività, con Chakhkiev che lega e prova ad intimorire Russo con qualche colpo proibito. L'azzurro sceglie di provocare l'avversario, per poi schivare i suoi colpi e colpirlo d'incontro. Il primo punto è di Chakhkiev, che si porta avanti poco prima del suono della prima campana.
SECONDO ROUND - Russo continua a ballare attorno all'avversario, ma deve incassare il colpo del 2-0 a 1'20" dalla fine. L'azzurro riesce prima ad accorciare sul 2-1 e poi ad impattare proprio quando la ripresa volge al termine.
TERZO ROUND - Il 26enne campano prova a stuzzicare l'avversario, ballandogli intorno e invitandolo più volte al colpire. I due legano spesso, e il punteggio non cambia: la sfida è in grande equilibrio.
QUARTO ROUND - Chakhkiev tocca subito portandosi sul 3-2. Il russo approfitta del vantaggio per cercare di addormentare il match, legando ogni volta che può e riuscendo a toccare sul 4-2 a 40" dall'ultima campana.

Idem: "Le Olimpiadi
sono come i figli"

L'azzurra dopo la sua ultima impresa: "Non escludo di andare avanti fino a Londra. Per me i Giochi e le medaglie sono come quando partorisci: maledici il dolore, ma poi vorresti un altro bambino". Sulla gara: "Non mi sono accorta di nulla"

Josefa Idem, l'argento e uno dei suoi figli. Ansa
Josefa Idem, l'argento e uno dei suoi figli. Ansa
PECHINO (Cina), 23 agosto 2008 - Sorride Josefa Idem oltre il traguardo. Abbraccia i suoi bimbi, Janek e Jonas. "Sono le mie medaglie speciali e il segreto dei miei successi", dice. "Provo molta gioia. Sono andata vicinissima a vincere l’oro. Ho provato una grandissima emozione. Sono partita dall’Italia felice e ci tornerò felice", ha detto, subito fugando ogni ombra di disappunto.
RETROSCENA - Era serena. Bella di una gioia tranquilla. Ha raccontato aneddoti eleganti: "Prima della gara ero nervosissima. Mi sono chiusa in una stanza al buio. Ho acceso lo stereo e mi sono messa a ballare". C’era misura nelle sue parole e la luce dell’intelligenza. La gara le ha dato felicità. E’ riuscita ad espungere i veleni, i rancori, i rimpianti. Ha raccontato: "In gara non mi sono accorta di nulla. Non guardavo le avversarie. Non sapevo nemmeno di essere in testa. Mi sono concentrata sulla mia corsa. Mi sono accorta di essere arrivata seconda solo oltre il traguardo", ha detto. Il distacco nell’ordine d’arrivo è minimo: solo 3 millesimi di secondo. Nulla.
NESSUN RIMPIANTO - Il marito-allenatore Guglielmo Guerrini ha voluto visionare il photofinish e lì ha contatato che il distacco vero è di soli 3 millesimi. In pratica un centimetro. "Josefa ha perso all’ultima pagaiata", ha spiegato. "L’ucraina ha azzeccato il tempo giusto per l’ultimo colpo di pagaia". "Tre millesimi? Non ho rimpianti. Avevo altre avversarie molto vicini anche dietro a me", ha replicato tranquilla Josefa. Ha battuto le due favorite. E’ stata sconfitta da un’outsider, l’ucraina Inna Osypenko-Radomska, irrotta all’improvviso nella gara. "Non l’abbiamo vista per tutto l’anno. Mi sono detta: "Non è un buon segno". Agli Europei le avevo dato 8 decimi, ma io non l’avevo sottovalutata".
LONDRA - Ora questa gara fantastica può portarla Josefa a continuare fino a Londra. "Voi smettereste, se state facendo un lavoro che vi piace e in cui state riuscendo bene?", ha chiesto ai giornalisti Guerrini. E Josefa ha aggiunto: "Le Olimpiadi e le medaglie per me sono come i figli. Al momento del parto provi dolore e pensi che sarà l’ultimo. Ma quando hai in mano la tua creatura, è così bella che pensi subito di farne un’altra".
DEDICA - Josefa ha voluto dedicare la medaglia alla suocera Anna Margotti, scomparsa un anno fa: "Mi ha insegnato tante cose. Mi ha dato gli strumenti per vincere". Elegante, intelligente, bella. Ha sorriso per una sconfitta che per altri sarebbe stata amara come il fiele. E’ risalita sul podio a 24 anni dalla prima volta. Ora, alle soglie dei 44 anni, guarda verso Londra. E lo fa con eleganza. Insieme alla sua famiglia. Guerrini ha detto: "Alla sua età ogni gara è una bella gara. Stiamo andando alla scoperta di una nuova frontiera". Josefa Idem, più che verso Londra, pagaia verso l’immortalità

venerdì 22 agosto 2008

Scaduto-Facchin, che sprint
Delusione Rossi nel K4

Nel K2 1000 metri l'equipaggio italiano con una rimonta strepitosa negli ultimi 250 metri ottiene la medaglia di bronzo. Oro alla Germania, argento alla Danimarca. Ottave, invece, le ragazze del K4. Rossi e compagni solo quarti nel K4 1000

Andrea Facchin (a dx) e  Antonio Scaduto esultano per il bronzo. Afp
Andrea Facchin (a dx) e Antonio Scaduto esultano per il bronzo. Afp
PECHINO, 22 agosto 2008 - Il bronzo che non ti aspetti. O quasi. In quello che doveva essere il giorno di Antonio Rossi, che ha solo sfiorato il podio, chiudendo 4° con il K4 1000, è la barca che lo stesso lecchese era abituato a portare in alto, con la quale vinse l’oro ad Atlanta (in coppia con Daniele Scarpa) e a Sydney (con Bonomi), oltre all’argento di Atene, che regala all’Italia una bellissima medaglia. È il quarto podio consecutivo per il K2 1000, ormai una piacevole tradizione della canoa italiana. La rimonta di Antonio Scaduto e Andrea Facchin, settimi ai 250, quarti ai 500 e quinti ai 750 metri, è stata coronata sul traguardo.
CREDERCI - Cinque soli centesimi sui polacchi, ma sufficienti per gioire. "Noi ci credevamo, Oreste (Perri, lo storico c.t., ndr.) ci credeva - attacca Scaduto, 31enne di Augusta (Sircausa), già bronzo ai Mondiali 2005 nel K4 500 - È una gioia immensa. Dedico la medaglia ai miei genitori, che sono qui in tribuna. Penso che mio padre sarà svenuto...". "Io invece credevo più nei 1000 di domani...", ammette Facchin, bronzo nel K4 500 agli Europei 2002. I due azzurri hanno anche approfittato del crollo degli ungheresi, a lungo in testa. "Ce lo eravamo detti prima della gara - aggiunge Facchin, 30enne padovano delle Fiamme Gialle - Cerchiamo di star lì, attaccati ai migliori, qualcuno cederà. Ed è proprio andata così".
ROSSI DA LEADER - Il K4 di Rossi, Benedini, Piemonte e Ricchetti arriva quarto in 2’57"62, dietro a Bielorussia (2’55"71), Slovacchia (2’56"59) e Germania (2’56"67), ma davanti a Polonia, Ungheria e Russia. Antonio porta sul volto i segni della fatica e della delusione. E parla, come sempre, da leader: "Fa male arrivare lì, a un passo, a un secondo dal podio - spiega il finanziere - Fra poco inizierò a pensare a cosa avrei potuto fare in più, alzarmi prima una mattina in cui invece sono stato pigro o un allenamento in più. Comunque non è una sconfitta, ho dimostrato di poter fare ancora bene, di non essere il vecchietto del circo. Sarebbe stato ben diverso se avvessi chiuso la mia ultima Olimpiade al nono posto". La leggenda del Bell’Antonio invece non si scalfisce con questa medaglia mancata, per la prima volta in un’Olimpiade. Diventa ancora più bella, perché la sua onestà, etica del lavoro, e il suo amore puro e incontaminato per la canoa lo fanno restare un gigante agli occhi dell’Italia che lo ha inneggiato quando su quel podio invece ci saliva. Possiamo solo dirgli grazie, e sperare di trovare un altro Rossi, in attesa di una nuova Idem. Ammesso che la "vecchia" non continui a stupire. A partire da domani, nell’attesa finale del K1.
K4 RAGAZZE - Il K4 500 di Stefania Cicali, Alessandra Galiotto, Fabiana Sgroi e Alice Fagioli ha chiuso invece all’8° posto la finale vinta dalla Germania, davanti a Ungheria (con la Kovacs, avversaria numero uno della Idem nel K1 500 di domani) e l’Australia, che ha strappato il bronzo alle polacche per soli 5 centesimi. Era la prima volta che un K4 femminile azzurro centrava una finale olimpica, quindi già esserci e non aver chiuso all’ultimo posto va considerato un successo.

Sarmiento, argento storico

Nel taekwondo, categoria fino a 80 kg, l'azzurro battuto 6-4 in finale dall'iraniano Hadi Saei. Il campano era avanti 4-2 alla fine del primo round, poi si è dovuto arrendere. E' la prima medaglia italiana della storia in questa disciplina

Mauro Sarmiento, 25 anni, argento nella categoria fino a 80 kg. Reuters
Mauro Sarmiento, 25 anni, argento nella categoria fino a 80 kg. Reuters
PECHINO (Cina), 22 agosto 2008 - L’aveva promesso alla fidanzata Veronica (Calabrese, ndr), che ieri sera stata sconfitta dalla statunitense Diana Lopez all’ultimo secondo del round supplementare, che valeva il bronzo. Oggi Mauro Sarmiento è stato di parola, arpionando una medaglia, anche se d'argento. In finale il campano si è arreso 6-4 all'iraniano Saei, conquistando però il primo podio per l'Italia nel taekwondo. I bronzi sono andati al cinese Zhu Guo e all'americano Steven Lopez.
FINALE - Saei va a punto a metà della prima ripresa, ma un attacco di Sarmiento riporta l'azzurro sul 2-1. Altri due punti arrivano prima della fine del round, che l'iraniano chiude con un calcio che vale il 4-2 per il campano. L'avversario dell'azzurro comincia all'attacco la seconda ripresa, rimediando prima un richiamo ufficiale, accorciando sul 4-3 prima e pareggiando il conto a 5" dalla fine della seconda ripresa. Saei colpisce all'inizio del terzo round riportandosi in vantaggio, prima di piazzare un altro colpo a segno a 50" dalla fine. Sarmiento si lancia all'attacco, ma i suoi calci non vanno a bersaglio. "Dedico questo argento a Veronica, che è la mia vita - è il commento dell'azzurro dopo il k.o. in finale -. Mezza medaglia del lavoro fatto in questi quattro anni è merito suo. Comunque, con un tabellone così difficile non pensavo che sarei arrivato in fondo".
IMPRESA - Dopo un primo turno superato in scioltezza, contro l'ivoriano N'guessan Sebastien Konan (4-1 nei preliminari), l’azzurro ha battuto nei quarti l’avversario più difficile, quello Steven Lopez che è fratello di Diana e soprattutto è stato per quattro volte campione del mondo. L’altissimo atleta di Casoria, 80 kg, distribuiti su 195 centimetri, ha recuperato dopo un avvio a dir poco problematico, con l’avversario gli era scappato sul 2-0 grazie a due calci difensivi. Ma poi con la stessa arma, e grazie a una penalità assegnata al rivale, Sarmento è riuscito a portare l’incontro al round supplementare, quando ancora con un calcio difensivo ha trovato il tocco decisivo. "Ho buttato giù un palazzo" ha esultato Sarmento, consapevole della portata della sua impresa.
SUDORE - Ma il suo cammino non era finito: in semifinale ha affrontato l’inglese Aaron Cook e l’ha battuto 6-5, con il colpo decisivo inferto da Sarmiento a 3 secondi dalla fine dell'ultima manche (2-1 e 3-3 il punteggio delle prime due frazioni). "Questa medaglia me la sono sudata con quattro anni di sacrifici – ha detto con emozione l’atleta campano, poco dopo essere crollato sul tappeto, stravolto dall’emozione – Ora farò conoscere il mio nome a tutti".

Schwazer al settimo cielo
"Più forte di Superman"

L'altoatesino euforico dopo il trionfo nella 50 km di marcia. "Quando sono così in forma è difficile battermi". Poi scherza su Bolt: "Guadagna dieci volte tanto, ma io sono molto più felice". E la medaglia ha una dedica speciale: Carolina Kostner

Alex Schwazer ha corso con il lutto in memoria del nonno, morto il 27 luglio. Afp
Alex Schwazer ha corso con il lutto in memoria del nonno, morto il 27 luglio. Afp
PECHINO (Cina), 22 agosto 2008 – Il serpentone transennato della zona mista, nella pancia del National Stadium, sembra la corsia di un ospedale. Corpi prosciugati dal patimento di 220' di fatica che trascinano gambe legnose, nella migliore delle ipotesi indurite, una via crucis che ha come stazioni i vari settori riservati a tv e stampa. Un copione valido quasi per tutti. Alex Schwazer passa per ultimo e sembra in partenza per una gara, anziché uno dei reduci della più massacrante gara dell’atletica. Il volto è trasfigurato dalla felicità, e questo si può capire, ma anche il corpo trasuda freschezza: il serbatoio delle energie non è ancora in riserva, come il trionfatore della 50 km ha dimostrato con i salti di gioia sui materassi dell’asta, in mezzo allo stadio. "Sono arrivato qua molto in forma – ha spiegato l’uomo che riportato la marcia italiana ad un successo olimpico nella 50 km 44 anni dopo Abdon Pamich - mi sono allenato molto bene durante tutto l’anno e sono andato in gara per vincere. Sono stato tranquillo fino a tre quarti del percorso, pensando solo a stare con i primi, poi quando ho visto che gli altri faticavano, me ne sono andato".
EUFORICO - Non c’è spocchia nelle parole di Alex, né falsa modestia: "Quando sei superiore gareggiare è facile, il difficile è quando non sei pronto. Oggi sono entrato in gara sapendo quello che volevo e dovevo fare...". Schwazer confessa che l’attacco che ha stroncato prima Nizherogodov e poi Tallent non era nemmeno preparato: "Al rifornimento non ho più visto l’ombra dietro di me...". Poi racconta l’esultanza cui si è lasciato andare ben prima di entrare nello stadio per l’arrivo trionfale: "Ero euforico e in questi casi si rischia di fare anche qualche cavolata, ma sono felice di aver fatto contento anche tutta l’Italia. E quando ho fatto vedere il bicipite avranno riso tutti, perché il mio muscolo è ridicolo". E ride ancora anche lui. "Stasera - ha poi aggiunto Schwazer - per festeggiare mi prendo una bella ciucca: la base sarà la birra, e poi piano piano salgo di gradazione". Torna serio subito dopo, riprendendo un controllo più in linea con il luogo comune dell’altoatesino quadrato e tetragono agli eccessi, quando gli riferiscono dei complimenti del responsabile del settore marcia, quel Sandro Damilano solitamente poco propenso alle sparate ("Ha solo 23 anni, oggi è iniziata l’era Schwazer, e per era intendo che può vincere tre medaglie d’oro").
SUPERMAN - "E' un po' euforico – ribalta i ruoli il neo olimpionico – un passo per volta. Oggi mi avete visto in super condizione, ma basta un problemino per far crollare tutto. Sui 50 km se non sei al cento per cento becchi cinque minuti dai primi, bisogna prepararsi bene". Poi una riflessione che rende ancora più bello questo trionfo del sudore e dell’umiltà: "Io sono contento di quello che faccio, ho passato gli ultimi quattro anni facendo molta fatica, sono orgoglioso di questo successo perché me lo merito e perché non imbroglio, ma lo sarò anche se dovessi arrivare decimo, in futuro". In questo momento non gli interessano i paragoni proposti con Bolt, l'extraterrestre della velocità, e con i guadagni del giamaicano: "Lui fa dieci volte meno fatica di me, e guadagna dieci volte di più, o magari cinque, ma io sono cinque volte più felice. E poi quando sono così in forma non mi batte nemmeno Superman!".
IL SEGRETO - E nonostante la fatica della gare e delle interviste, Alex non dimentica nessuno, a fine gare: "La dedica è per tutte le persone che non si vedono in pista ma che con il loro lavoro hanno contribuito a renderlo possibile". E Schwazer trova persino le energie per sprintare via di fronte all’ultima domanda, quella che gli chiede del braccialetto baciato durante la passerella trionfale dgli ultimi chilometri. Alex, incespica con le parole, ride, poi concede: "E' un regalo", ma non rivela di chi. E in conferenza stampa difende con grinta il suo segreto, che però era già stato incrinato nella telecronaca diretta della Rai, quando il telecronista, Bragagna, aveva parlato di "una bella storia con un’azzurra degli sport invernali, che ha avuto un ruolo importante alle Olimpiadi di Torino". Mancava solo il nome, ma non era difficile intuirlo. Arrossisce come un bambino, Alex Schwazer, quando dopo la premiazione e la consegna dell'oro gli viene chiesto se è fidanzato con Carolina Kostner. "È tutto il giorno che mi chiedono di questa cosa - risponde l'azzurro riferendosi anche al braccialletto baciato dopo la vittoria -. Io non vi vengo a chiedere come si chiama vostra moglie". E ora dubitiamo che, per difendere la sua privacy, ad Alex sarà sufficiente marciare. Di fronte all’invadenza del gossip, Schwazer questa volta dovrà mettersi a correre.

giovedì 21 agosto 2008

21/08/2008 Coppa Bernocchi
I primi 3 classificati



Brava Rigaudo: bronzo
È la 21ª medaglia azzurra

La piemontese chiude terza la 20 km di marcia dietro la russa Kaniskina e la norvegese Plaetzer. Gara intelligente per Elisa, prima medaglia per l'Italia nell'atletica a Pechino

Elisa Rigaudo stremata e felice: è di bronzo. Reuters
Elisa Rigaudo stremata e felice: è di bronzo. Reuters
PECHINO, 21 agosto 2008 - La marcia regala all’Italia una nuova medaglia olimpica. Questa volta è stata Elisa Rigaudo a portare a casa il bronzo dopo una gara condotta in maniera perfetta ed intelligente nella 20 km.
RIMONTA - Partita la Kaniskina, fin dai primi metri, in solitario (su ritmi da 4 minuti e 15 secondi a km) le avversarie si sono date battaglia per le altre medaglie. Con la russa che faceva gara a sé, premiata con l’oro, nel gruppo delle inseguitrici era la bielorussa Turava a fare la differenza con strappi decisi e forzati. Ai 10 km Elisa Rigaudo sembrava battuta, navigando tra la nona e la decima posizione. Ma sia per le condizioni atmosferiche positive, visto che la cuneense preferisce il clima fresco e non disdegna la pioggia, caduta per tutto il lungo della gara, sia per l’ottima tattica di gara ha poi recuperato posizione su posizione fino a superare la spagnola Varga ad un chilometro dall’arrivo.
REGOLARITA' - Rigaudo, arrivata terza dietro anche alla norvegese Platzer, ha quindi confermato l’ottimo stato di forma con una gara condotta sui suoi ritmi che le hanno permesso di avere ancora energie nel finale: "Sono stata regolare, sentivo i consigli di Sandro Damilano (l’allenatore) che mi diceva di tenere il ritmo di 8’40” a giro (circa 4’20” a km) dal 10km in poi. E così ho fatto. Lui mi diceva che se continuavo così sarei arrivata a medaglia. Ma solo entrando nello stadio, vedendo l’arrivo, ho capito che ce l’avevo fatta. Infatti dietro di me vedevo risalire la cinese Liu Hong e non mi ricordavo se avevo da fare ancora un giro di pista nello stadio. Fortunatamente invece c’era subito l’arrivo che mi ha dato la gioia più bella della mia vita".
ADDIO BRONCHITE - Ma c'è anche un motivo fisico per spiegare questa impresa: "Se le cose sono andate così – ha aggiunto Elisa alla fine della gara - lo devo anche al fatto che a maggio scorso ho scoperto che soffrivo di una bronchite allergica che mi faceva sempre finire le gare con asma e con problemi di respirazione". Una svolta quindi nella sua vita arrivata a maggio scorso: "Si, perché curata quella bronchite poi mi sono potuta allenare su livelli che mi hanno portato a questo stato di forma". A dimostrazione delle ottime condizioni fisiche, il tempo di 1.27'12" di Elisa Rigaudo, oltre a darle il bronzo, le fa anche migliorare il suo primato personale.
MEDAGLIERE - Si tratta della sedicesima medaglia che la marcia porta al bottino azzurro nel medagliere di sempre, da quando Fernando Altimani vinse il bronzo nei 10.000 di Stoccolma 1912 (diventata poi dal 1952 la 20km). Una medaglia (oro) dalla marcia sui 3000 metri, 3 dalla 10.000, 5 (2 ori e 3 bronzi) dalla 20km, 5 (2 ori e 3 bronzi) dalla 50km e 2 dalle donne (l’argento di Elisabetta Perrone nella 10km ad Atlanta 1996 e questo di oggi). Ennesimo successo anche per Sandro Damilano che, con questo bronzo, porta il suo bottino personale di tecnico a 43 medaglie in gare internazionali.

mercoledì 20 agosto 2008

Bolt ancora mostruoso
Oro e record nei 200

Il giamaicano trionfa in 19"30: battuto di 2/100 il primato di Johnson del 1996. L'ultima doppietta veloce: Lewis nell'84. Domani compie 22 anni: lo stadio intona Happy Birthday

Usain Bolt, ennesimo show nei 200 metri. Reuters
Usain Bolt, ennesimo show nei 200 metri. Reuters
PECHINO (Cina), 20 agosto 2008 - Il dubbio era solo uno: record del mondo oppure no? Usain Bolt ha scelto di mettere il sigillo definitivo a questi Giochi, facendo segnare un pazzesco 19"30 che cancella il primato sui 200 stabilito 12 anni fa (19"32, 1° agosto '96) da Michael Johnson e scolpendo un altro capolavoro indimenticabile nella galleria delle più grandi imprese di sempre nella velocità.
IMPOTENTI - La finale di Pechino 2008 è stato un volo meraviglioso di un fenomeno che non finisce di strabiliare, con gli avversari ridotti al ruolo di semplici comparse. Quattro giorni dopo l’oro (con record del mondo) nei 100, il giamaicano entra come nessun altro aveva saputo fare nel club esclusivo dei grandissimi capaci della doppietta olimpica nello sprint (con lui sono diventati nove i soci del club, l’ultimo era stato Carl Lewis a Los Angeles '84), snocciolando l’ennesima gara di imbarazzante (per i rivali) superiorità. Alle spalle di Nembo Bolt, sempre più simile al Beep Beep dei fumetti, Churandy Martina (19"82, Antille Olandesi) è stato il più veloce dei sette impotenti Coyote che lo inseguivano e ha preceduto lo statunitense Spearmon, poi squalificato per aver superato la linea della corsia (bronzo a Crawford in 19"96).
GUASCONE - In questo momento non c’è nessuno, sul pianeta Terra, in grado di mettere in discussione una gerarchia talmente netta da far ricorrere senza vergogna alle iperboli più ardite. L’esito scontato di questa finale, già scritto dopo le qualificazioni, non ha tolto emozione alla gara. Il National Stadium, ancora una volta gremito in tutti gli oltre 90mila posti, ha accolto con un boato, alle 16.08 italiane, l’ingresso in pista del protagonista più atteso, il quale ha ripetuto il copione che ha preceduto la finale dei 100: zainetto nero in spalla, passo dinoccolato, ha indugiato a salutare il pubblico come se fosse un meeting qualsiasi.
CRESCENDO - E lo show è proseguito sui blocchi, al momento della presentazione dei finalisti, quando Bolt ha gigioneggiato passandosi ripetutamente la mano sui capelli, prima di mimare lo sparo che è ormai il suo marchio distintivo. Il pubblico ha poi atteso trepidante, in un silenzio irreale, il trionfo annunciato, accompagnando con uno spettacoloso crescendo vocale il volo rasoterra della freccia giamaicana, misteriosamente indenne dalla forza centrifuga che avrebbe dovuto proiettarlo fuori corsia, con una curva disegnata a velocità pazzesca.
HAPPY BIRTHDAY - E se il crono ha premiato Bolt con il record del mondo è anche perché questa volta il nuovo fenomeno dello sprint, che proprio domani compirà 22 anni (e dopo la gara si è visto regalare l’Happy Birthday dall’intero stadio), ha continuato a spingere con forza, dando sfogo alla propria euforia solo dopo la linea d’arrivo, su quella dirittura in cui Usain si è ritrovato solo, sparato davanti a tutti gli umani dalle sue magiche, lunghe, leggere ma esplosive leve.
LA PROFEZIA - Il record del mondo era destinato a cadere, aveva ammesso pochi giorni fa (e non per scaramantica prudenza) lo stesso Michael Johnson, e Bolt riaccende con questa sensazionale impresa la festa di un Paese che si riscopre il paradiso della velocità. Lo smacco più grande è per gli Stati Uniti, che senza Gay (infortunatosi ai Trials di giugno e qui assente nella specialità) si ritrovano ridotti a semplici paggi del nuovo incontrastato sovrano dello sprint. E questo regno promette di durare molto a lungo.

Sensini, argento capolavoro

Nella vela, specialità Rs:x, Alessandra conquista il secondo posto alle spalle della cinese Jin Yan: è la quarta medaglia olimpica dopo l'oro di Sydney e i bronzi di Atlanta ed Atene

Alessandra Sensini: per lei ancora una medaglia. Reuters
Alessandra Sensini: per lei ancora una medaglia. Reuters
QINGDAO, 20 agosto 2008 – Non è bastato ad Alessandra Sensini vincere la medal race corsa con quasi 10 nodi di vento andati a calare sul finale, per portare a casa la medaglia d’oro. La surfista grossetana è medaglia d’argento senza rimpianti nella classe RS:X perché la cinese Jian Yin con un grande recupero dopo una cattiva partenza è riuscita a piazzarsi al terzo posto alle spalle dellìinglese Shaw. La Sensini ha tagliato il traguardo alle 13 e 45 locali. Un solo punto divide le due atlete nella classifica finale.
PENALITA' DECISIVA - Alla penultima boa del percorso prima del traguardo la Sensini sembrava avere la medaglia d’oro al collo. Prima del via aveva 5 punti da recuperare sulla cinese e in quel momento tra l’italiana e la cinese navigavano sia l’inglese Shaw che la spagnola Alabau. Nella medal race il punteggio è doppio, quindi la cinese in quel momento era un punto dietro la Sensini. Nel passaggio in boa però la spagnola tentava un improbabile “sorpasso” ai danni dell’inglese. Lei stessa richiamava l’attenzione della giuria che seguiva a pochi metri. La mossa si rivelava un clamoroso autogol per l’Alabau, ma soprattutto costava alla Sensini l’oro perché la giuria costringeva la spagnola alla penalità (un giro su stessa) grazie alla quale la cinese riusciva a superarla. Impotente la Sensini osservava tutto. Per la Yin il terzo posto valeva appunto l’oro con un solo punto di vantaggio sulla Sensini e l’inglese Shaw prendeva il bronzo, 5 punti oltre la poppa dell’italiana.
SENZA RIMPIANTI - Appena scesa a terra la Sensini ha trovato ad accoglierla Diego Romero, ieri bronzo nei Laser, insieme hanno fatto il tradizionale bagno, prima materiale nel porto, poi di gioia, circondata dall’affetto del resto della squadra italiana. “Non ho rimpianti - ha detto subito dopo la Sensini - ho dato il massimo e ho vinto la regata, il resto non dipendeva da me”. Alla Sensini, vincitrice dell’oro a Sydney e della medaglia di bronzo a Savannah (1996) e Atene (2004), mancava l’argento nella sua privata collezione di medaglie olimpiche. “Questo ne fa - ha detto commosso il presidente della Fiv Sergio Gaibisso - la più grande velista italiana di tutti i tempi”. E’ la terza volta nella storia che l’Italia vince due medaglie nella stessa edizione dei Giochi: era accaduto anche ad Acapulco 1968 e a Sydney 2000.

martedì 19 agosto 2008

Romero, bronzo nei Laser

L'italo-argentino arriva terzo dietro il britannico Goodison e lo sloveno Zbogar. L'azzurro era quinto prima della medal race. Alessandra, invece, nel windsurf chiude 8ª nella decima regata e lascia la vetta alla cinese Jin. Domani le medaglie

Diego Romero, 33 anni, bronzo nella classe Laser.Epa
Diego Romero, 33 anni, bronzo nella classe Laser.Epa
QINGDAO (Cina), 19 agosto 2008 - Prima medaglia per la vela italiana: è un bronzo e lo conquista Diego Romero, al termine di una regata molto emozionante, caratterizzata da vento debole e instabile. Romero è partito per la Medal race in quinta posizione a tre punti dal podio, la lotta per l’oro era ristretta all’inglese Goodison e lo svedese Myrgreen, che però era staccato dal leader britannico di ben 18 punti. Significava che per perdere l’oro doveva arrivare ultimo, con la vittoria svedese.
SVEDESE IN DIFFICOLTA' - Per questo subito prima del via l’inglese ha aggredito Myrgreen, trattenendolo dalla linea di partenza, di fatto escludendolo non solo dalla lotta per il primato, ma anche per le altre medaglie. A questo punto la battaglia per il podio è diventata apertissima. Lo sloveno è partito all’attacco con Romero sin dalle prime battute in ottima posizione. Alla prima boa di bolina era già chiaro che lo sloveno Zbogar aveva l’argento in tasca e la lotta per il bronzo era ristretta all’azzurro e al portoghese Lima.
"FAVORI" ARGENTINI - Romero aveva bisogno di almeno un avversario fra sè e il portoghese per conquistare una medaglia e in quel momento ne aveva due: il francese e il suo “connazionale” argentino. Nella prima poppa Romero è stato velocissimo, ma all’inizio del secondo lato di bolina, il francese ha sbagliato il bordeggio favorendo così Lima. A metà regata la situazione aveva del paradossale, con l’argentino Alsogaray stava "difendendo" la medaglia di Romero. Le posizioni non sono più cambiate fino al traguardo regalando all’Italia la prima medaglia olimpica di questa edizione.

domenica 17 agosto 2008

Canottaggio, Italia d'argento

Il quattro di coppia azzurro (Luca Agamennoni, Simone Venier, Rossano Galtarossa e Simone Raineri) secondo alle spalle della Polonia e davanti alla Francia. "Soddisfazione enorme"

Da sin. Luca Agamennoni,  Simone Venier, Rossano Galtarossa e Simone Raineri, d'argento nel 4 di coppia. Reuters
Da sin. Luca Agamennoni, Simone Venier, Rossano Galtarossa e Simone Raineri, d'argento nel 4 di coppia. Reuters
PECHINO (Cina), 17 agosto 2008 - Anche il canottaggio, tradizionale serbatoio di risultati di pregio, contribuisce ad impinguare il medagliere azzurro con l’argento del 4 di coppia, la barca che ci ha dato più soddisfazioni nella storia recente dei remi. Simone Raineri, Rossano Galtarossa, Simone Venier e Luca Agamennoni si arrendono soltanto alla Polonia iridata da tre anni, ma rintuzzano senza problemi le velleità di rimonta della Francia, che sarà di bronzo. Distanziato a metà gara di 1"17 dai leader, il quartetto azzurro ha provato ad alzare i colpi fino a 38 palate al minuto, ma i polacchi hanno subito risposto rinforzando a loro volta e mantenendo piuttosto agevolmente il comando.
BILANCIO AGRODOLCE - Rimane comunque la grande soddisfazione di un podio che riporta il sorriso alla spedizione azzurra, partita con grandi ambizioni e ritrovatasi con due sole barche in finale (l’altra, il doppio pl di Luini e Miani, ha chiuso al 4° posto): il prossimo quadriennio olimpico dovrà essere quello della riorganizzazione e della valorizzazione dei giovani che negli ultimi anni hanno ottenuto buoni risultati a livello juniores.
GIOIA DEL VETERANO - Il quattro di coppia azzurro è un giusto mix di esperienza e gioventù. Simone Raineri, 31 anni, e Rossano Galtarossa, 36, erano già sul 4 di coppia oro a Sydney, mentre Simone Venier, 23 anni, era alla prima Olimpiade e Luca Agamennoni alla seconda (fu bronzo in 4 senza ad Atene). Molto felice Rossano Galtarossa, il padovano leader del movimento azzurro che dopo aver abbandonato l’attività nel 2004 è tornato l’anno scorso per conquistare la quinta Olimpiade: "E' un'enorme soddisfazione, dedicata a me stesso e a chi ha creduto nel mio progetto". Soddisfatto anche il capovoga Raineri: "Ai 1000 pensavo di poter vincere l’oro, la barca è salita bene di colpi ma la Polonia ha risposto subito. Poi ho pensato a controllare: un argento rimane un risultato straordinario".

Bronzo nella sciabola
Capolavoro di Montano

Con l'apporto di Pastore al posto di Occhiuzzi, battuta la Russia 45-44 in un match incerto fino all'ultimo assalto. Decisivo il recupero finale del livornese che però non scioglie le riserve per il futuro. È la 7ª medaglia azzurra dalla pedana, il terzo bronzo olimpico di quest'arma

Aldo Montano e Giampiero Pastore esultano dopo il bronzo. Afp
Aldo Montano e Giampiero Pastore esultano dopo il bronzo. Afp
PECHINO, 17 agosto 2008 - Dopo la delusione dell’individuale, la sciabola conquista il bronzo a squadre battendo la Russia all’ultima stoccata, 45-44. E’ Aldo Montano a salire in pedana nell’ultimo assalto, ancora sotto di due stoccate, contro il 5 volte campione del mondo Pozdnyakov. E’ ancora 44-42 per la Russia quando l’oro di Atene prende anche un giallo, ma gli ultimi tre tocchi sono meravigliosi. "Avevamo paura che la Russia ci mandasse a casa con una medaglia di legno - dice Montano - la finale per il bronzo è quasi più stressante di quella per l’oro perché se perdi non ti rimane niente. E’ stata una grande gara, tirata, appassionante, con la vittoria in rimonta contro un grande avversario: alla fine è stato bello, nonostante il rammarico di non aver potuto competere per l’oro".
DENTRO PASTORE - L’Italia, dopo i problemi di Occhiuzzi nella semifinale persa con la Francia, schiera nella finale Giampiero Pastore, che aveva vinto l’argento ad Atene con Montano e Tarantino, ma che nell’ultima stagione, piuttosto deludente, aveva perso il posto da titolare. "Ce l’avevo dentro, quando mi hanno chiesto se me la sentissi di dare una mano, non ho avuto bisogno neanche di rispondere - dice mentre Montano, passando, urla "E’ stato decisivo" -. Aver perso il posto all’individuale e nella squadra era stato un grande rammarico, ma non mi sono abbattuto, ho continuato a lavorare cercando di essere pronto se fosse venuto il mio momento".
L’Italia è sotto 12-15, sorpassa per l’unica volta i russi quando Montano affronta Yakimenko (26-25) ma torna sotto e riesce a dare la prima svolta proprio con Pastore. E’ lui che, pareggiando con Pozdnyakov e vincendo con Kovalev 6-5, dopo essersi trovato sotto 30-33, recupera lasciando la pedana sul 34-35 quando Tarantino e Montano affrontano gli ultimi due match conclusi alla grande dal livornese dopo il momento della grande paura. "Forse, vista come è andata la finale per il bronzo - ammette Montano -, schierando Pastore anche in semifinale avremmo potuto ottenere qualcosa in più. Ma siamo una squadra e la logica è quella di una staffetta dove chiunque può avere un passaggio a vuoto senza doversi prendere delle colpe".
FRANCIA D'ORO - E’ il terzo bronzo olimpico della sciabola azzurra a squadre dopo quelli di Roma e Atlanta con Tarantino, il primo della famiglia Montano che a casa aveva portato solo ori e argenti. Aldo continuerà? "Oggi che sono contento non voglio dire il contrario di qualche giorno fa quando, dopo l’individuale, ero triste. Prenderò una pausa e poi deciderò cosa fare, vedremo se troverò un nuovo lavoro stimolante o se ci sarà qualcuno che mi farà cambiare idea. Per il momento è 1X2". L’oro va alla Francia che batte gli Stati Uniti 45-37.

sabato 16 agosto 2008

Totti esulta per la Filippi
"Ti aspetto a Trigoria"

I complimenti del capitano giallorosso alla nuotatrice d'argento negli 800 sl: "Portami la medaglia". Alla partenza per Pechino le aveva regalato una maglia portafortuna

Alessia Filippi e Francesco Totti si incontrano a Trigoria nel 2006. Fotopress
Alessia Filippi e Francesco Totti si incontrano a Trigoria nel 2006. Fotopress
MILANO, 16 agosto 2008 - Uno splendido argento in una specialità in cui aveva gareggiato poche volte. L'impresa di Alessia Filippi è di quelle che entrano nella storia delle Olimpiadi azzurre. Oltre ai meriti e al talento dell'atleta romana, c'è un amuleto speciale regalato prima della partenza per Pechino dal simbolo della Roma sportiva, Francesco Totti: una maglia portafortuna. E ora il capitano giallorosso reclama una ricompensa: "Ti aspetto a Trigoria così potrò vedere dal vivo la tua medaglia d'argento", il messaggio del Pupone alla Pupona, come si era definita Alessia Filippi. La 21enne romana di Tor Bella Monaca, super tifosa giallorossa e grande fan di Totti, avrà una gioia in più oltre a quella dell'argento: i complimenti personali del suo idolo: "Mando un forte abbraccio ad Alessia e le faccio i complimenti per la medaglia che è stata frutto di tanti sacrifici". Ora le meritate vacanze per la Filippi: aspettando i Mondiali del 2009 nella sua Roma.

Bolt nella storia dei 100
Oro e record in 9"69


L'arrivo della finale dei 100. Afp

"Mi hanno detto che valgo 9"60"

Il giamaicano dopo il fantastico 9"69 sui 100: "E' tutto l'anno che lo sento nelle gambe"

Usain Bolt è nato il 21 agosto 1986. Afp
Usain Bolt è nato il 21 agosto 1986. Afp
PECHINO (Cina), 16 agosto 2008 - Fresco del nuovo record del mondo, Usain Bolt si mostra tutt'altro che appagato e spinge in là i propri limiti. L'olimpionico giamaicano, in grado di correre i 100 m in 9"69, dice che qualcuno gli ha pronosticato miglioramenti sino a 9"60.
- Come ci si sente dopo una simile prestazione?
"Sono molto contento. Ho lavorato duramente quest'anno per questo. Sono felice. Sono contento per la Giamaica, ma soprattutto sono orgoglioso per quanto ho compiuto. Questo successo significa molto per me e per il Paese".
- Pensa di poter migliorare il record?
"Io ho sentito il record nelle gambe tutto l'anno, ma ero venuto qui solo per vincere. E l'ho fatto"
- Com'è stata la sua giornata di oggi?
"Niente di particolare. Ho fatto ciò che faccio sempre. Mi sono alzato verso le 11. Nessuna colazione, non la faccio mai. Ho guardato la tv. Poi sono andato a mangiare dei Nuggets (pollo fritto a pezzetti). Riposino, altri Nuggets e poi sono venuto allo stadio".
- Perché ha frenato prima dell'arrivo?
"Non era previsto. Volevo solo festeggiare. Quando ho visto che ero in testa, ai 50 m, ero contento e ho iniziato a festeggiare. Mi dicevo: "Vinco, vinco..."
- Cosa significa il gesto di puntare il cielo prima del via?
"E' ispirato dal mio soprannome. "Bolt flash". Era simpatico. L'ho fatto spesso prima di correre, tutto l'anno. E poi sapete che mi piace anche ballare, è un modo per rilassarmi. Poi però quando mi metto sui blocchi sono concentrato" .
- Che tempo pensava di poter fare?
"Non sapevo nulla. Poi non ho ancora rivisto la corsa. Occorre che la riveda per realizzare ciò che ho fatto. Qualcono mi ha detto che potrei correre in 9"60".
- Le spiace di non aver potuto sfidare Tyson Gay, eliminato in semifinale?
"Speravo andasse meglio per poterlo sfidare. Se vuoi essere il migliore devi battere i migliori. Gliel'ho detto: "A l'anno prossimo"
- Adesso quali sono i suoi programmi?
"Mi concentro semplicemente sulle due prossime corse: i 200 e la staffetta 4x1''. Mi sono preparato per la doppietta 100-200 e proverò a farla. Ma non voglio pensare al record del mondo. Voglio solo vincere. Ho tempo per pensare ai record".

Riscatto delle fiorettiste
Battuta l'Ungheria: è bronzo

Dopo la controversa semifinale, il trio Vezzali, Granbassi e Salvatori (che sostituisce la Trillini), vince la finale per il terzo posto e centra la sedicesima medaglia italiana in questi Giochi. Il c.t. Magro squalificato due mesi per le proteste dopo il match contro la Russia.

Le azzurre del fioretto a squadre con i tecnici. Da sin. Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Margherita Granbassi e Ilaria Salvatori. Afp
Le azzurre del fioretto a squadre con i tecnici. Da sin. Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Margherita Granbassi e Ilaria Salvatori. Afp
PECHINO, 16 agosto 2008 - Sesta medaglia per la scherma azzurra ai Giochi: è il bronzo (con polemiche) del fioretto femminile a squadre dopo la vittoria 32-23 sull’Ungheria nella finale per il terzo posto.
LA FINALE - Con in pedana Ilaria Salvatori al posto di Giovanna Trillini (l’azzurra ha chiuso la carriera in semifinale contro la Russia), l’Italia è andata in vantaggio 10-4 dopo il primo giro. Nel secondo giro va in difficoltà la Granbassi, che incassa un 2-5 contro la Ujlaki. È la Vezzali a riportare il distacco a +6 (17-11), poi la Varga si riavvicina con un 4-1 sulla Granbassi che vale il 18-15 e la Mohamed spaventa le azzurre portandosi a -2, ma la Salvatori reagisce alla grande e consegna all’ultimo assalto della Vezzali un 21-17 che la tre volte campionessa olimpica non si fa recuperare, nonostante i 5 cartellini rossi (che valgono un punto per le avversarie) raccolti dalle azzurre.
MAGRO - In panchina non c’era il c.t. Andrea Magro, punito con un cartellino nero e due mesi di squalifica a partire da oggi dalla Commissione arbitrale, non per le pesanti accuse rivolte ad alta voce contro gli arbitri al termine della semifinale, ma per un fatto accaduto durante il riscaldamento al terzo piano. Magro ha tirato una panchina contro una porta dell’area di riscaldamento e l’ha rotta. Domani non potrà andare in pedana nemmeno per la prova a squadre della sciabola maschile. Al termine della semifinale contro la Russia, persa 22-21 nel minuto supplementare, c’erano state polemiche proprio a causa dell’ultima stoccata. "Ladri, ci avete rubato 5 o 6 stoccate", ha gridato il c.t. Magro rivolto alla Giuria.
FEDERSCHERMA - Il presidente della Federscherma, Giorgio Scarso, ha poi precisato: "Non vogliamo favori, ma nemmeno essere trattati male. Il dubbio è che l’ultima stoccata non fosse chiara, forse sarebbe stato meglio rimettere le ragazze in guardia e fargliene tirare un’altra. Credo anche che tre fuoriclasse come le nostre non devono arrivare al termine dell’assalto con un punteggio così basso. Ci è già successo negli ultimi anni di perdere all’ultima stoccata, tre campionesse non fanno una squadra vincente".

venerdì 15 agosto 2008

La spada italiana è di bronzo

Quattordicesima medaglia azzurra: la conquistano Rota, Confalonieri e Tagliariol (poi infortunato e sostituito da Carozzo) nella spada a squadre, battendo la Cina nella finale per il terzo posto. Oro alla Francia, argento alla Polonia. Domani il fioretto a squadre femminile

Una fase della semifinale con la Francia. Afp
Una fase della semifinale con la Francia. Afp
PECHINO, 15 agosto 2008 - Arriva dalla spada a squadre maschile la quattordicesima medaglia per l’Italia. È un bronzo guadagnato da Matteo Tagliariol, Diego Confalonieri, Alfredo Rota e Stefano Carozzo nella finale per il terzo posto vinta 45-35 sulla Cina. Ora alla Francia, che nella finale per l'oro ha sconfitto la Polonia.
LA GARA - Nella finale per il terzo posto Confalonieri ha cominciato con un 1-3. Ma già dopo gli assalti di Rota (+3) e del campione olimpico Tagliariol (+2), l’Italia è andata in vantaggio 11-8. I cinesi (che avevano perso di una stoccata, 45-44, la semifinale con la Polonia) si sono avvicinati fino a meno 1 durante il quarto assalto (Rota-Dong Guotao, 11-10). Poi Confalonieri e Tagliariol hanno portato gli azzurri sul 22-17. L’ultimo scatto è ancora di Rota, che con un parziale di 6-2 guida l’Italia fino al 28-19. Sul 33-22 Tagliariol si è infortunato alla gamba destra e si è accasciato sulla pedana. Dopo l’intervento del fisioterapista e del medico, l’azzurro ha lasciato il posto alla riserva Stefano Carozzo, a un minuto e tre secondi al termine dall’8° assalto. A tre minuti dal termine Diego Confalonieri è andato in pedata sul 34-23, ma ha subito 3 stoccate in 30 secondi riaccendendo gli entusiasmi dei padroni di casa. Poi l'azzurro si è ripreso e ha chiuso 45-35. Negli ultimi tre minuti Confalinieri si è fatto rimontare da 34-23 fino a 36-28, dopo aver subito 3 stoccate in 30 secondi che hanno riacceso gli entusiasmi dei padroni di casa.
SCHERMA AZZURRA - È la quinta medaglia per la scherma a questa Olimpiade, dopo l’oro di Tagliarol e Vezzali e i bronzi di Granbassi e Sanzo. Per la spada azzurra maschile a squadre è la 14ª medaglia a squadre: il bilancio ora è di 8 ori, 3 argenti e tre bronzi. L’ultima era di otto anni fa, a Sydney (di questa squadra c’era Rota e il tecnico Angelo Mazzoni, allora in pedana). Quella di oggi è stata l’ultima gara di Mazzoni, il tecnico azzurro dal primo settembre sarà il direttore tecnico della Nazionale svizzera di spada.
DOMANI FIORETTO - Domani è in programma la prova del fioretto femminile a squadre, in pedana Vezzali, Granbassi, Trillini e Salvatori. L’avversaria dei quarti è la Cina.

giovedì 14 agosto 2008

Minguzzi, oro nella lotta
vent'anni dopo Maenza

Vent'anni dopo il trionfo di Pollicino Maenza, un altro azzurro d'oro nella greco-romana. Lo svedese Abrahamian, battuto dall'azzurro in semifinale, getta a terra la medaglia di bronzo durante la premiazione.

L'azzurro Andrea Minguzzi, 26 anni. Reuters
L'azzurro Andrea Minguzzi, 26 anni. Reuters
PECHINO, 14 agosto 2008 - Avanti Italia, piccola o grande che sia. Non sarà l’oro della Pellegrini, ma la medaglia d’oro di Andrea Minguzzi nella lotta greco-romana, categoria 84 kg, è una di quelle che ti ricordi a lungo. Perché la lotta fa parte della schiera di sport di cui si parla solo ogni quattro anni, quando arrivano i Giochi estivi.
FINALE - La finale contro l’ungherese Zoltan Fodor (i due si conoscono bene visto che spesso i magiari vengono in Italia per dei collegiali) è stata equilibrata. In parità i primi due periodi. Poi l’ultimo, mozzafiato, con Minguzzi in vantaggio per 1-0 nella fase difensiva (l’azzurro parte a terra), prima del colpo della vittoria. Andrea riesce a guadagnare i 4 punti decisivi sollevando l’ungherese e facendolo ricadere di schiena. A quel punto mancano solo pochi secondi e Fodor non ha più tempo per rimediare. Andrea esulta, abbraccia l’allenatore, si fa lanciare un tricolore e fa il giro dell’arena sventolandolo, prima di chiudere con un salto mortale all’indietro. Il pomeriggio si era aperto con la sconfitta di un altro azzurro, Daigoro Timoncini, battuto ai ripescaggi dal kazako Asset Mambetov nei 96 kg.
CARRIERA - Era l’antipasto della finale che un’oretta più tardi avrebbe regalato un’altra medaglia all’Italia. Il poliziotto di Faenza, una delle 4 città italiane dove la lotta gode di notevole popolarità (le altre sono Bari, Torino e Rovereto) ha tenuto alta la tradizione di famiglia. E’ stato infatti papà Massimo (che ieri ha assistito alle gare dal Bar "I Pini" di Riolo assieme agli amici) a instradare Andrea, così come ha fatto con l’altra figlia, Valentina. Ma il maestro che ha portato in alto il medagliato di Pechino è poi stato una leggenda di questa disciplina, Pollicino Maenza, biolimpionico (Los Angeles ’84 e Seul ’88, oltre all’argento di Barcellona ’92, ultima medaglia della lotta italiana prima di oggi), altro faentino, che lo ha preso sotto la sua ala protettrice nel Club Atletico Cisa di Faenza. Il bell’Andrea, appassionato di libri e - da buon romagnolo - motori, eletto secondo azzurro più sexy dei Giochi dalle riviste Vanity Fair, Vogue e Glamour dietro ad Andrew Howe e davanti ad Antonio Rossi, si era qualificato per l’Olimpiade grazie al terzo posto agli Europei di Tampere (Finlandia). L’impresa della giornata l’ha messa a segno nei quarti di finale, eliminando il russo Aleksey Mishin, campione del mondo in carica e oro ad Atene 2004. Poi il successo sullo svedese Ara Abrahamian gli ha dato la certezza di una medaglia.
POLEMICA - Proprio lo svedese si è reso protagonista, durante la premiazione, di un clamoroso gesto di polemica: Abrahamian, battuto in semifinale da Minguzzi, è sceso dal podio e ha lasciato la medaglia a terra. Possibile motivo della protesta, una penalità che gli era stata inflitta dagli arbitri proprio nell'incontro con l'italiano. Abrahamian si era anche rifiutato di stringere la mano all'azzurro al termine del loro incontro. Minguzzi ha così commentato il gesto dello svedese: “L’ho sempre ammirato, mi dispiace che abbia rovinato un po’ quella che era la mia festa. Ovviamente era scontento per il punto contro che gli è stato dato per passività. Una decisione discutibile, d’accordo, ma che si poteva anche accettare con più sportività”.
CORRUZIONE - Ma dietro al rifiuto della medaglia di bronzo dello svedese Abrahamian ci sarebbe anche una pesante accusa di "corruzione" lanciata dal tecnico svedese ai giudici. Sembra che il lottatore fosse talmente infuriato che in un primo momento non voleva neppure presentarsi alla cerimonia di premiazione. Poi il gesto della medaglia abbandonata a terra: che forse è stato ancora più enfatico e che una frazione di secondo è stato ripreso anche dalla televisione cinese. Fonti svedesi dicono che il tecnico della nazionale di lotta avrebbe addirittura parlato di "giuria corrotta" e di non meglio precisati rapporti di parentela fra arbitri e giudici. Ma mancano le specifiche su chi avrebbe corrotto chi. Certa una cosa: l'ira svedese è tutta contro arbitri e giudici, non contro l'Italia. La protesta svedese - sempre secondo quanto viene riportato dalle medesime fonti - avrebbe inoltre aggregato la solidarietà di numerosi altri tecnici della greco-romana, scandalizzati per l'assegnazione della penalizzazione.
FAN DI CAMILLERI - Chiusa la parentesi polemica, Andrea festeggia il suo oro: “Sono felice anche per i soldi. Più me ne danno e meglio è, tanto me li sputtano tutti… No, non scrivetelo, sto scherzando, dai… La passione per le auto? Non so chi l’abbia scritto sulla mia biografia. Non è vero. Ho una Ford Focus che varrà 3000 euro… E’ vero invece che mi piace leggere. Ultimamente sono sul commissario Montalbano di Camilleri”. Andrea dice di essere cresciuto “a pane e lotta”. Vincere l’oro è quindi un sogno che si è avverato: “Ancora faccio fatica a capire che ho vinto l’Olimpiade. Per me la lotta è sempre stata passione, non l’ho mai vissuta come un lavoro”. E analizza così la finale: “Solitamente sono un tattico, stavolta ho colto l’occasione giusta e ho piazzato il colpo vincente. Mi sono detto: “Mancano 30”, dai tutto che poi vai in vacanza”. E ce l’ho fatta”.

Cainero, il fucile è d'oro

Nello skeet Chiara vince allo spareggio il primo storico successo femminile nel tiro a volo

L'esultanza di Chiara Cainero, friulana di 30 anni. Reuters
L'esultanza di Chiara Cainero, friulana di 30 anni. Reuters
PECHINO, 14 agosto 2008 - Come quattro anni fa, con l’oro olimpico nello skeet di Andrea Benelli, anche quello di Chiara Cainero rimarrà indimenticabile: non solo in questo sport, perché il primo delle donne in questa disciplina e il primo della spedizione in Cina, ma anche nello sport italiano. Perché è stato un oro inzuppato di pioggia e di emozioni. Per un trionfo prima accarezzato, al via della finale dove la 30enne di Udine è arrivata col miglior risultato, 72 piattelli rotti su 75 (nuovo record olimpico), uno più della thailandese Sutiya Jiewcheloemmit, due sul temibile terzetto Kimberly Rhode, Christine Brinker e Ning Wei, e tre sulla svedese Nathalie Larsson. Poi quasi concretizzato, alla pedana numero 6, quando la regina dello skeet italiano era avanti di un piattello sulle inseguitrici. Quindi quasi sfumato dopo l’errore del singolo alla settima pedana.
FREDDEZZA - E infine strappato coi denti nello spareggio a tre proprio con le due avversarie più brave ed esperte: la statunitense di talento, Rhode, già oro olimpico nel double trap ad Atlanta ’96 e Atene 2004 e bronzo a Sydney 2000, e la specialista Brinker, campionessa dei mondiali e di coppa del Mondo 2007. Un trionfo che la biondina di Udine, ottava ad Atene 2004, abbonata al podio, come ricorda il primo tifoso, papà Eddi - 51 presenze in Nazionale, 31 medaglie (9 ori, 9 argenti, 13 bronzi) - non poteva mancare. Infatti è lei, sotto una pioggia sempre più pesante, a chiudere il doppietto nella pedana più dura, la quattro, e a far scatenare il suo clan: mamma Mariangela, papà, zio Enzo, il marito Filippo e moglie e figli di Andrea Benelli (che entra in gara domani). Tutti impazziti di felicità, e inarrestabili anche per i solerti cinesi del servizio d’ordine, malgrado la statunitense e la tedesca dovessero spareggiare per l’argento. In diretta al microfono Tv, Chiara ha detto: "Ora lo posso dire, ero venuta per l’oro, avevo rovinato un po’ tutto alla 6, ma una volta allo spareggio mi sono detta: "Adesso devi vincere". E ce l’ho fatta anche per questo stupendo sport del tiro a volo che merita attenzione ed affetto da parte di tutti. Non è stata una finale facile, ma negli ultimi giorni stavo sparando bene e avevo fiducia. Mi sono preparata bene a Singapore: qui il campo di gara era ancora più difficile. Dedico questo oro alla mia famiglia e a mio marito Filippo. E non finisce qui: ho solo 30 anni e voglio vincere ancora. La detassazione dei premi del Coni? Ben venga, magari. Spero intanto di poter dimezzare il mio mutuo. In ogni caso metà del mio premio la dividerò comunque con gli altri sette elementi della Nazionale".
CERVELLONE - La Cainero è laureata in relazioni pubbliche e lavorava a Milano fino al 2003, quando per la prospettiva di andare ad Atene ha mollato tutto. L'agenzia per cui lavorava le aveva appena prospettato di fare un importante master. E' sempre stata molto brava a scuola e ha cominciato a tirare perché il padre è appassionato. Faceva gare amatoriali e programmava le vacanze in funzione delle gare all'estero. Lei se ne stava lì a bordo pedana a leggere e a fare parole crociate, finché ha deciso di tirare. Ora ha convinto anche suo marito Filippo a tirare: a luglio ha vinto la sua prima gara amatoriale. Chiara prima delle finali ascolta sempre Ligabue: mai come stavolta il rocker di Correggio le ha dato la giusta ispirazione.

mercoledì 13 agosto 2008

Sanzo si prende il bronzo

Il fiorettista pisano, argento ad Atene 2004, vince la finalina per il 3° posto contro il cinese Zhu che in precedenza aveva rimontato e sconfitto il bresciano Cassarà. "L'ultima stoccata è quella che avrei dovuto fare in semifinale"

Salvatore Sanzo, 33 anni, bronzo nel fioretto. Reuters
Salvatore Sanzo, 33 anni, bronzo nel fioretto. Reuters
PECHINO, 13 agosto 2008 - Salvatore Sanzo vince il bronzo nel fioretto individuale. Batte il cinese Zhu, il killer di Andrea Cassarà nei quarti, all’ultima stoccata, dopo essere stato sotto 12-14. Toti è il primo ad ammettere che non sia la medaglia per la quale era venuto a Pechino, 4 anni dopo l’argento di Atene. Così viene più spontaneo recriminare sulla stoccata con cui ha perso la finale per mano del giapponese Ota, arrivato fin lì dopo aver eliminato il tre volte campione del mondo Joppich, che su quella che gli ha regalato la terza medaglia olimpica.
UNA TELEFONATA UTILE - Ma Sanzo, dopo la furia con la quale lascia la pedana dopo la semifinale persa, si ricompone: "C’è stata una stoccata dubbia, quella del 13 pari ma a 33 anni, dopo aver vinto tanto, sarei ridicolo se mi appellassi a una chiamata arbitrale per giustificare la mia sconfitta. Se a caldo l’ho fatto, mi scuso. L’ultima stoccata? L’ho tirata male, ho sbagliato". Meglio parlare di un bronzo conquistato comunque contro un atleta di valore: "Merito di mia moglie: dopo la semifinale ho passato 20’ terribili, parlare con lei mi ha aiutato a tornare in pedana con serenità".
LA CRONACA - Toti parte forte, 5-1, ma la gara torna subito in equilibrio. Subisce 5 stoccate in fila (9-12), si trova sotto 12-14 e lì esce il campione che avrebbe dovuto esplodere in semifinale: "Zhu è un avversario divertente, uno dei pochi con cui si può fare della vera scherma. Dopo l’inizio favorevole, ha recuperato grazie ai consigli del suo allenatore. Strano, io lo battevo sempre... Ha cambiato qualcosa, sono andato sotto ma ho vissuto questa finale sempre con grande tranquillità. In svantaggio 12-14 ho pensato solo "me ne mancano 3". E’ andata bene: l’ultima stoccata vincente è stata quella che avrei dovuto fare in semifinale. Peccato".
IL GRANDE ASSENTE - Il giallo Baldini (in semifinale è stato esposto un cartello Baldini is clean», Baldini è pulito tolto poi in finale) e il cambio in corsa con Cassarà non ha influito: "Siamo rimasti scioccati perché tutti crediamo nell’innocenza di Baldini, ma ci siamo allenati bene, tranquillamente, anche divertendoci". Il futuro? "Vediamo, ho 35 anni, una famiglia, due figli, ma anche una laurea e sto facendo un master. Vorrei fare il procuratore di atleti ma, adesso, anche se è arrivato solo un bronzo, la voglia di continuare è più forte di quella di smettere". L’oro che da 4 anni Sanzo sognava di riprendersi dopo l’occasione persa ad Atene è andato a Kleibrink, il primo tedesco a vincere nel fioretto, per 15-9 su Ota.
CIAO CASSARA' - Fuori nei quarti l’altro azzurro, Andrea Cassarà, eliminato 15-14 dal cinese Zhu Jun dopo essere stato in vantaggio 14-12. !E’ una delusione, ma il mio avversario è stato forte ma in vantaggio 14-12 non si può perdere, è solo colpa mia - è il commento di Cassarà -. E’ l’unico che non avrei voluto incontrare, in questa stagione mi aveva già battuto una volta. Ho avuto l’impressione che se avessi vinto questo assalto avrei vinto l’Olimpiade. Adesso penso a Londra, spero di vincere una medaglia con un altro italiano vicino a me (il riferimento è a Andrea Baldini, messo fuori dai Giochi dopo la positività a un diuretico, Cassarà ha preso il suo posto".

Pellegrini, oro e record!

Strepitosa Federica nei 200 stile libero: 1'54"82: battute la Isakovic (Slo) e la Peng (Chi)

Federica Pellegrini. LaPresse
Federica Pellegrini. LaPresse
PECHINO, 13 agosto 2008 - Federica Pellegrini ha spezzato il tabù. Ha vinto la prima medaglia d’oro della storia del nuoto femminile azzurro. Lo ha fatto con il record del mondo al termine di una gara straordinaria, risolta all’ultima bracciata. L’azzurra ha segnato 1’54"92, migliorando nettamente il primato che aveva ottenuto nelle semifinali, 1’55"45.
SPLENDIDA - La gara è stata bellissima. Federica Pellegrini era in corsia 3 con la slovena Sara Isakovic in corsia 4. E’ partita subito forte, mentre la rivale ha avuto un avvio tranquillo. Alla prima virata 27"27 per Federica, seconda, 27"95 per Sara, settima. Nella seconda vasca l’azzurra ha conquistato la testa, mentre, al suo fianco, Sara restava in attesa. A metà gara Federica era prima in 55"92, Sara quarta in 56"86: due metri vitali dividevano le due rivali. Ma nella terza vasca Sara è incominciata ad avanzare. Lenta, ma inesorabile. Davanti a lei Federica resisteva in modo stupendo. A tre quarti di gara virava prima e sola in 1’25"57 contro 1’26"03. Solo un metro ora separava le due rivali. L’ultima vasca era un’agonia. Un attacco al cuore. Eppure era di una bellezza strepitosa.
TRENTA CENTIMETRI - Sara Isakovic sferrava il suo attacco al centro della vasca. Il pubblico si esaltava perché anche la cinesina Pang, in rimonta, entrava nel vivo della lotta. Federica soffriva, ma non cedeva. Guardava la rivale che si avvicinava. La controllava in modo scientifico. Calibrava lo sforzo per l’ultima bracciata. Mentre Sara si avventava, Federica allungava la mano sinistra con perfetta scelta di tempo. E toccava prima, finalmente. Sara Isakovic era battuta per 15 centesimi di secondo. Trenta centimetri insomma. Le prime tre scendevano sotto il primato del mondo. E’ stata una gara fantastica. La più veloce e serrata della storia. L’ha vinta Federica Pellegrini in 1’54"82, seconda Sara Isakovic in 1’54"97, terza la cinese Pang in 1’55"05. La stella americana Katie Hoff, 1’55"78, è rimasta giù dal podio. Ecco le quattro vasche di Federica: 27"27, 28"65, 29"65, 29"25 (mentre Sara Isakovic ha chiuso in 28"94).

La rivincita di Federica
"Dedicato a me stessa"

La fuoriclasse veneta: "Ho trasformato in oro la rabbia dopo la delusione dei 400. E ho seguito il mio istinto. Non era una problema facile sul piano psicologico. Ma siamo riusciti a risolverlo"

Federica con la Isakovi e la Peng sul podio. LaPresse
Federica con la Isakovi e la Peng sul podio. LaPresse
PECHINO, 13 agosto 2008 - Anche i favolosi cestisti della nazionale americana l’hanno applaudita con entusiasmo. Kobe Bryant, Lebron James, Chris Paul, ... e anche Carmelo Anthony, che è nato a Baltimora come Michael Phelps e lo frequentava da ragazzino, erano venuti per un’altra gara, ma sono rimasti incantati dalla Pellegrini. E hanno fatto bene. Federica ha pianto dopo la vittoria. Lacrime di gioia. Diamanti che rotolovano sciogliendosi nella vasca che scintillava intorno a lei. Ha inseguito quest’oro per quattro anni. Anche ad Atene era la più forte, ma, tradita dall’emozione, si era fatta battere dalla romena Potec. Ora ha colto il premio che meritava. Il suo volto esprimeva felicità. Sul podio era bella. Una gioia elegante. Sussurrava l’Inno di Mameli. Poi, a metà dell’inno, si è messa a scandire la musica col battito delle mani e tutto il pubblico l’ha seguita. Un momento bellissimo. Federica è stata premiata da Cornel Marculescu, direttore generale della Fina, e da Ottavio Cinquanta, membro del CIO. Ha fatto il giro d’onore raccogliendo applausi. Elegante e fiera. Ha spezzato un tabù, come aveva fatto Novella Calligaris a Monaco ’72, cogliendo le prime medaglie olimpiche del nuoto femminile azzurro. Ma Federica ha vinto. Ha conquistato l’oro, che per un secolo era stato stregato da un sortilegio.
FESTA - Federica Pellegrini gongolava dopo la sua splendida vittoria nei 200 stile libero. C’era felicità intorno a lei. Si è abbracciata con Alberto Castagnetti, il ct che l’ha guidata in questa scommessa vittoriosa. Sono fiorite lacrime di gioia, che hanno impreziosito l’abbraccio. Castagnetti, con sense of humour, ha subito cercato di sdrammatizzare, dicendole: "Guarda che io di medaglie d’oro ne ho già vinte due". L’allusione era alle due vittorie nella rana di Fioravanti a Sydney 2000. Federica ha subìto l’assedio dei media. "Predominava la rabbia dopo il fallimento nei 400 e l’ho trasformata in oro. E ho seguito il mio istinto", ha sintetizzato così il prodigio della sua metamorfosi. "Non era una problema facile sul piano psicologico. Ma siamo riusciti a risolverlo". "Era un problema di tattica di gara. Abbiamo deciso di fare la gara di testa, come la primatista del mondo deve fare". Ha confidato di aver gareggiato con due costumi: "Sotto avevo l’Adidas d’allenamento, sopra quello da gara. L’ho fatto per evitare sorprese". L’allusione era alle rotture che si sono verificate spesso in questi giorni. A chi dedica questa medaglia d’oro? Federica ha risposto tranquilla: "A me stessa, ad Alberto che mi ha guidato e a tutti quelli che mi sono stati vicini". Che regalo si farà? "Un mese e mezzo di vacanza al mare. Il posto non lo dico, perché voglio che resti un segreto". Forse in Sicilia? "Potrebbe essere". Federica appariva stordita. I flash dei fotografi lampeggiavano intorno a lei. Era investita da una pioggia di domande. Dopo il brivido della vittoria, si è subito misurata con il peso della gloria.
QUANTI COMPLIMENTI - "Superlativa. Federica ha vinto col record del mondo. E’ stata la più forte in una gara di qualità altissima. Ha nuotato splendidamente ed è pure bella", ha detto Novella Calligaris, la prima donna italiana a fare la storia del nuoto. Anche la rivale di Federica Pellegrini, Sara Isakovic, era raggiante: "Ho conquistato la prima medaglia olimpica nel nuoto della storia del mio paese. Ho cononato un sogno. Ho nuotato in un tempo che non mi sarei mai sognato, nemmeno nel più fantastico dei miei sogni".

martedì 12 agosto 2008

D'Aniello cecchino d'argento
"Più forte della pressione"

L'azzurro conquista il 2° posto nel double trap dietro all'americano Eller e davanti a Hu: è la nona medaglia azzurra: "A un certo punto avevo il fiato del cinese sul collo, ma ho risposto alla grande"

Francesco D'Aniello festeggia l'argento olimpico. Reuters
Francesco D'Aniello festeggia l'argento olimpico. Reuters
PECHINO (Cina), 12 agosto 2008 - Francesco D'Aniello conquista il secondo argento olimpico del tiro a volo: dopo Pellielo nel trap, il 39enne di Nettuno sale sul secondo gradino del podio ai Giochi nel double trap, dietro il dominatore della gara, l’americano Walton Eller. Malgrado i timori di tutti, l’esordiente azzurro brilla in una finale di prestigio: il più anziano (44 anni) è l’australiano Russell Mark, oro olimpico ad Atlanta e argento a Sydney (sbagliando gli ultimi 2 piattelli e precedendo sul podio l’attuale c.t. azzurro del trap, Albano Pera); il più giovane è lo statunitense Walton Eller (26 anni); con l’oro dell’ultima Olimpiade, ad Atene 2004, l’inglese Richard Faulds (31 anni) e con lui, l'esordiente ai Giochi, il 39enne Francesco Daniello, talento tardivo, ma campione del mondo 2007.
L'IMPRESA - Ma il tiratore italiano, promosso dal c.t. Mirko Cenci, fa una gara alla pari di gente tanto più accreditata. Malgrado il tifo acceso della gente di casa per Hu Binyuan, malgrado la delusione del clan italiano, ancora tradita, per i terzi Giochi consecutivi, da Daniele Di Spigno: ottimo tiratore che però, vuoi per motivi psicologici, vuoi tecnici (stavolta non riusciva più a colpire il secondo piattello), manca per un doppietto la qualificazione alla finale. Salito sulla massima ribalta da appena 8 anni, D'Aniello fa temere il peggio quando sbaglia già il secondo doppietto, forse influenzato dal doppio zero iniziale del’apripista, Eller, l’americano di Houston, un lungagnone di 1.91, capace in mattinata di fissare a 145 il nuovo limite olimpico (precedente 144), dopo il secondo posto nella tappa di coppa del mondo di quest’anno su questo stesso poligono, e auto-promuovendosi in finale con una dote di 4 doppietti sull’italiano. Ma la condotta dell’azzuro che non t’aspetti, anche se è campione del mondo uscente, è davvero ottima. Soprattutto perché, come vuole questa disciplina giovane, sbaglia ancora, ma solo altre tre volte, mantenendo una velocità do crociera, alle spalle dell’americano. Prima insieme al cinese, poi staccandolo con gli ultimi 9 doppietti centrati di fila. E garantendosi l’argento alla penultima coppiola. E poi urlando in diretta tv al figlio: "Michele, quando torno oltre alla ruspa grande che t’ho promesso, ti porto anche una argento olimpico". Per Eller è la rivincita sui Giochi di Atlanta, appena 17°, ma soprattutto su quelli del 2000, a Sydney, quando, appena 18enne e più giovane della spedizione, finì k.o. per un panino al prosciutto.
LA CURIOSITA' - D'Aniello, di Nettuno, ex giocatore di baseball, è nelle Fiamme oro non per meriti sportivi. Era già in polizia, faceva servizio nelle volanti, a Torino e poi a Roma. Ha cominciato a sparare solo sei-sette anni fa nei campionati della polizia, l'hanno notato, ed è entrato nel gruppo sportivo da pochi anni.
CHE GIOIA - "Ho lavorato tanto - ha detto D'Aniello a gara appena conclusa - per questa medaglia e sono davvero felice. Battere Eller oggi era quasi impossibile, ma sono stato davvero bravo a resistere alla pressione del cinese, che è stato anche aiutato dai giudici. A un certo punto avevo il suo fiato sul collo, ma nelle ultime serie sono stato quasi perfetto".
Classifica finale: 1. Eller (Usa) 190 ( qualificazioni 145); 2. Daniello (Ita) 187 (141); 3. Hu (Cina) 184 (138); 4. Holguin (Usa) 182 (140); 5. Mark (Aus) 181 (136 dopo spareggio); 6. Faulds (Gbr) 180 (137)

lunedì 11 agosto 2008

Vezzali splendido oro
Granbassi di bronzo

La triestina batte Giovanna Trillini, giù dal podio per la prima volta dal '92, nel match tutto italiano che ha assegnato la medaglia del metallo meno prezioso nel fioretto.

Valentina Vezzali è ancora in finale nel fioretto. Ap
Valentina Vezzali è ancora in finale nel fioretto. Ap
PECHINO, 11 agosto 2008 - Margherita Granbassi centra il bronzo nel fioretto individuale donne. Nel match per il terzo posto ha battuto Giovanna Trillini, per la prima volta fuori dal podio individuale su cui saliva da Barcellona '92. Per la Granbassi invece è la prima medaglia olimpica della carriera. Ora sfida per l'oro tra Valentina Vezzali, alla quarta finale olimpica consecutiva, e la sudcoreana Hyunhee Nam. Comunque vada la finalissima, con oggi la scherma italiana centrerà la centododicesima medaglia olimpica.
FINALE - La Vezzali parte subito in quarta, costringendo la coreana a bordo pedana dove piazza la prima stoccata del match, doppiata poco dopo grazie alla moviola. L'azzurra ha problemi con il nastro che tiene attaccato il guanto, e per questo il match viene interrotto a 1' dalla fine della prima manche. La jesina riprende da dove aveva lasciato, chiudendo 3-0 i 3' inaugurali. La Hyunhee piazza la sua prima stoccata 2'38" dentro la seconda manche, riuscendo poi a pareggiare sul 3 pari. La Vezzali si riprende e tocca per il 4-3, punteggio con cui si chiude la seconda manche. Gli ultimi tre minuti sono all'insegna dell'attesa: l'azzurra prova a gestire, ma a 59" dalla fine deve incassare la stoccata della coreana che vale il 4-4. La Vezzali riparte all'assalto, ma incassa la stoccata della Hyunhee che vale il primo vantaggio per la coreana con 41" rimanenti sul cronometro. L'azzurra di classe riacciuffa il 5-5 a 29" dalla fine, poi a 4" dalla fine piazza la stoccata del 6-5. E' il capolavoro che vale la terza medaglia di fila.
BRONZO - Nel match che assegna il posto sul gradino più basso del podio la prima stoccata è della Granbassi, che chiude la prima manche avanti 5-3 senza aver mai concesso nemmeno la parità all'avversaria. La Trillini pareggia in avvio dei secondi 3', ma la triestina rimette subito margine portandosi sul 12-7 al termine della seconda manche. La Trillini, 38 anni, non molla mai, e riesce a riportarsi a -2, prima sull'11-13 e poi sul 12-14 a pochi secondi dalla fine. Il finale è intenso, e il pubblico gradisce. Poi la Granbassi piazza la stoccata decisiva e chiude 15-12 centrando il bronzo.
DERBY - Nella sfida tutta azzurra di semifinale inizio abbastanza equilibrato, poi Valentina Vezzali prende il largo e chiude la prima manche avanti 3-0, piazzando il colpo del 4-0 in avvio di secondo periodo. La sfida è all'insegna del nervosismo, con molte stoccate contestate per le quali bisogna far ricorso alla moviola. La terza manche inizia con la Vezzali, reduce da due ori consecutivi nella prova individuale, avanti di quattro stoccate: la jesina piazza un colpo d'anticipo in avvio, mettendo una seria ipoteca sulla finale. A 2'13" dalla fine Margherita Granbassi piazza la prima stoccata della sua semifinale, ma è sempre sotto 5-1. Il copione del primo derby azzurro di giornata non cambia: in finale ci va la Vezzali, che chiude 12-3.
TRILLINI - La jesina sognava l'ennesima finale, ma si è dovuta arrendere alla sudcoreana Hyunhee Nam, che vola in finale col punteggio di 15-10. La Trillini, che alle Olimpiadi ha vinto 4 ori nel fioretto tra individuale e squadra, contesta alcune decisioni arbitrali che, a suo giudizio, avrebbero favorito l'avversaria. "Con questi arbitri non c'è niente da fare - è lo sfogo dell'azzurra subito dopo la sconfitta -. Forse non vogliono tre italiane sul podio. Sentivo di potermela giocare, ma con un arbitro così, non si poteva fare. C'è tanta rabbia dovevano essere le olimpiadi dello sport, ma qui hanno dimostrato che non è così". Anche il presidente della federscherma italiana Giorgio Scarso ha contestato l'arbitro cinese Lu: "E' stato totalmente incompetente"
IL CAMMINO DELLE AZZURRE - Nei quarti, la Trillini si è sbarazzata 15-8 della tedesca Waechter, la Granbassi 12-7 della russa Lamonova e la Vezzali 15-3 dell'ungherese Knapek. Negli ottavi, Giovanna Trillini aveva sconfitto 15-3 la russa Shanaeva, Margherita Granbassi la russa Nikichina 11-4 e Valentina Vezzali la cinese Zhang per 10-7. Nei sedicesimi, Trillini 15-7 alla cubana Company, Granbassi 11-6 all'olandese Angad-Gaur, Vezzali 15-3 alla polacca Mroczkiewicz.

Pellegrini, che giornata
Dopo il flop, il mondiale dei 200 sl

Dopo il deludente 5° posto nei 400 sl, Federica nella batteria della mezza distanza fissa il nuovo primato del mondo a 1'55"45, limando 7/100 al tempo della Manaudou. "Una gara sbagliata non cambia quanto fatto in due anni"

Federica Pellegrini scatenata nelle batterie dei 200 sl. Ap
Federica Pellegrini scatenata nelle batterie dei 200 sl. Ap
PECHINO (Cina), 11 agosto 2008 - Una giornata da ricordare, nel bene e nel male. L’11 agosto 2008 rimarrà per sempre nella memoria di Federica Pellegrini che in meno di sette ore passa dal disastro di una medaglia annunciata e clamorosamente buttata dalla finestra nei 400 sl, al record del mondo dei 200 sl in batteria.
LA DELUSIONE - Non c’è che dire, Fede è capace di stupire. Alle 7 della mattina italiana, l’una in Italia, quando dal Villaggio ha preso il bus per la piscina, probabilmente si immaginava cinta dell’alloro di Olimpia. E invece la finale dei 400 sl, gara di cui è primatista mondiale, l’ha respinta senza appello nonostante il miglior tempo in batteria: molle, mai reattiva, incapace di reagire agli affondi della Adlington e della Hoff, finirà 5ª in 4’04"56, un crono ormai quasi insignificante per lei. Prima si scaglierà contro le gare al mattino ("Non le sopporto"), poi piangerà a dirotto tra le braccia del fidanzato Marin. Una botta tremenda.
IL RISCATTO - Anche ad Eindhoven, Europei di marzo, Federica visse un’esperienza analoga, con la squalifica nei 200 sl, gara che avrebbe dominato. Là reagì sbaragliando la concorrenza nei 400, a Pechino il pomeriggio serve per sbollire la rabbia e meditare sugli errori. Il programma le offre subito l’occasione del riscatto: alle quattro è in piscina per preparare la batteria dei 200 sl, dove ritroverà la Hoff che l’ha preceduta nella finale lunga del mattino.
BRACCIATE - Bastano poche bracciate per capire che Fede non è rimasta nel tunnel della delusione, ma ha ritrovato la luce del talento. Annichilisce la Hoff e risponde alla slovena Isakovic capace di un 1’55"86 che le assegna il ruolo di lepre. Effimero: tre minuti dopo la Pellegrini si è ripresa la scena con un favoloso 1’55"45 che le restistuisce il primato del mondo della distanza, quello già ottenuto nel 2007 a Melbourne e durato un solo giorno per colpa dell’odiata Manaudou. "Volevo semplicemente dimostrare che una gara sbagliata non può cambiare tutto il buono fatto in questi due anni". Qual è la vera Fede?

Quintavalle, storico oro
Prima italiana nel judo

La livornese vince nei 57 kg: è la prima azzurra a vincere sul tatami olimpico

L'esultanza di Giulia Quintavalle: neocampionessa olimpica nella categoria fino a 57kg. Afp
L'esultanza di Giulia Quintavalle: neocampionessa olimpica nella categoria fino a 57kg. Afp
PECHINO (Cina), 11 agosto 2008 - Giulia Quintavalle è nella storia. Sul tatami di Pechino conquista a sorpresa il primo oro dell'Italia nel judo femminile. Quella 25enne di Livorno, che ha vinto per yuko la finale contro l'olandese Gravenstijn, è una vera impresa.
ESORDIO SORPRENDENTE - Per l'azzurra quella di Pechino è la prima volta in una competizione a cinque cerchi. L'inizio sembrava proibitivo contro la tedesca Yvonne Boenisch, campionessa olimpica uscente e tra le favorite anche a Pechino, invece è arrivata la vittoria. La Quintavalle ha ripetuto l'impresa anche al turno successivo, dove si è sbarazzata della mongola Erdenet-Od Khishigbat, terza ai mondiali 2005. Nei quarti l'azzurra si è trovata di fronte la francese Barbara Harel, quinta ad Atene e terza ai recenti Europei di Lisbona. Eppure la Quintavalle ha colto una vittoria agevole, che l'ha proiettata in semifinale.
IMPRESA - L'avversaria dell'azzurra nel match che porta alla finale è Maria Pekli, 36enne ungherese di nascita ma australiana di passaporto che fu bronzo a Sydney 2000. Il match nella prima metà è molto equilibrato, e a 2'30" dalla fine le due at. A 1'26" dalla fine la Quintavalle accusa un problema al gomito destro, ma dopo circa un minuto di interruzione riprende il match riuscendo a vincere il quarto match di fila. E' in finale contro l'olandese Deborah Gravenstijn, bronzo ad Atene 2004, che nell'altra semifinale si è sbarazzata della cinese Yan Xu.
FINALE - La Quintavalle comincia bene, ottenendo un koka (il punto con meno valore) in avvio di gara. L'azzurra controlla la gara, e a 1'51" dalla fine ottiene anche uno yuko (il punto col secondo minor valore). La livornese è decisa e porta per prima gli attacchi, l'olandese prova a difendersi senza troppo successo. La Quintavalle tiene duro negli ultimi 30 secondi e ottiene la medaglia del metallo più prezioso, nonostante il koka dell'olandese nel finale.
CARRIERA - Campionessa italiana nel 2004 e nel 2005, la livornese ha cominciato a cogliere risultati in campo internazionale a livello assoluto nel 2007, quando giunse quinta ai Mondiali di Rio de Janeiro, stessa posizione occupata agli Europei di Lisbona di quest'anno.

L'arco è d'argento
Sud Corea troppo forte

Galiazzo, Di Buò e Nespoli si arrendono solo in finale ai maestri asiatici, vincitori per la terza volta consecutiva, ottenendo comunque la prima medaglia azzurra di giornata, la quinta in totale. Decisivo un errore di Nespoli all'ultima freccia. Di Buò: "L'avevo promesso, mi tocca continuare fino a Londra 2012"

Un'incertezza di Nespoli fatale per gli azzurri in finale. Reuters
Un'incertezza di Nespoli fatale per gli azzurri in finale. Reuters
PECHINO (Cina), 11 agosto 2008 - Una freccia nera, che lascia sbilenca la mano di Mauro Nespoli e s’infila nel sette. Fosse una partita di calcio sarebbe un gran gol. Ma nel tiro con l’arco, il sette equivale a una bocciatura. L’Italia è d’argento, anche se resta un pizzico di amaro in bocca per quell’oro sfumato alle ultime tre frecce, dopo la bella rimonta nelle voleè centrali che avevano permesso ai nostri tre arceri di risalire da -6 alla parità (199-199 dopo 21 frecce). Ma non è giusto recriminare, cercare colpevoli. Ci sono solo vincitori, i mostri coreani sono delle macchine, anche se un sassolino Ilario Di Buò, Marco Galiazzo e Nespoli erano riusciti a gettarlo nell’ingranaggio.
LA GARA - Una giornata iniziata a rilento, con un primo turno faticoso contro il Canada. Poi in scioltezza, mandando a casa Malaysia e Ucraina in semifinale. Mentre le strette di mano del clan azzurro celebravano la sicura medaglia olimpica, Cina e Sud Corea duellavano per il diritto di sfidare gli azzurri in finale. L’illusione che i padroni di casa potessero mettere a segno il colpaccio durava poco. Corea doveva essere e Corea è stata. Non nel senso - ancora - calcistico. Di Pak Doo Ik non ce n’erano oggi al Green Village di Pechino. L’argento brilla al collo dei tre italiani. Strameritato.
Nessuno punta il dito sull’ultimo arrivato, la matricola olimpica Nespoli. Il suo sette al primo tiro ("Ero emozionato") e quello all’ultimo ("Il contrario, forse un eccesso di euforia...") che incorona i coreani peserà forse stanotte, nel buio della loro cameretta ("Dormiamo insieme, nessuno russa per fortuna..." aggiunge Marco). Galiazzo, il veterano, scuote la testa in segno di assenso, e abbozza un sorriso alla "te l’avevo detto..." quando Nespoli dà ragione dei due "7". Ma finisce lì.
LONDRA, ARRIVO - Di Buò fugge subito all’antidoping dopo la grottesca conferenza stampa con traduzione in 4 lingue che frutta la bellezza di 4 risposte in 45’. Ma trova il tempo per dire: "L’avevo promesso al c.t.: se vincevamo la medaglia avrei continuato sino a Londra 2012". Ma Londra è lontana. In Cina c’è l’argento che brilla. Una finale che ha visto gli azzurri inseguire subito: 30 a 27 per i coreani dopo le prime tre frecce, con due "10" di Galiazzo e Di Buò e il sette di cui sopra di Nespoli. Il distacco toccava il -6 dopo due voleè (serie di sei frecce): 117-111. Pareva finita. Ma qui gli olimpionici si rilassavano e i nostri trovavano la concentrazione per infilare sette "10" e due "9"nelle successive 9 frecce, arrivando alla parità prima delle ultime tre frecce. Galiazzo centrava il "9", Di Buò il bersaglio grosso, ma Nespoli inciampava. Il totale faceva 225. La Corea non tremava: "9" per Im, "10" per Lee. A Park bastava un "8" per l’oro. Arrivava il "9". Beffardo. Il totale faceva 227, record olimpico. Ma che nulla toglie allo splendido argento azzurro.

domenica 10 agosto 2008




CICLOAMATORI A CIMBRO (Varese)

domenica 10 agosto 2008
Cimbro (Varese) 32° Trofeo Emmezeta , con in corsa tutte le categorie cicloamtoriali, oggi a Cimbro, nel varesotto, organizzato dal Gruppo Sportivo Cimbro. Tra i più giovani assolo di Stefano Berto ; nella seconda gara vittoria in assoluto del piemontese Francesco Uberti (Team Basso Toce) che ha prevalso in uno sprint a cinque. 93 i partenti .
Ordine di arrivo :
MSport 1) Stefano Berto (Spreafico), 2) Marco Bongiorni ( Comune di Varese), 3) Daniele Riccardo (Scott 04), 4) Marco Ebene ( Due Valli), 5) Marco Colombo (Seregno)
M1 1) Mirko Pinton (Garbagnatese), 2) Simone Piana ( Pol. Pettenasco).3) Fabio Tinello ( Agrate Conturbia), 4) Andrea Colombo ( Seregno), 5) Tommaso Verraccina ( Comune di Varese)
M 2 1) Guido Grandi (Spreafico), 2) Poalo Calabria (Scott 04). 3) Emilio Caroni (Caroni), 4) Emanuele Cappai ( Solbiate Olona), 5) Luca Giani (Scout)
M3 1) Alessandro Speroni (Scott 04), 2) Bruno Marini (Sant’Ambrogio), 3) Fabio Gilardini ( Cicli Bettoni), 4) Ambrogio Roamnò (System Cars), 5) Gianluca Vezzoli ( Spreafico).
M 4 1) Francesco Uberti (Basso Toce), 2 ) Oscar Poma ( Aolos Etica), 3) Gianluigi Milan (Brtolami Bike), 4 )Ferruccio Martinelli (Breviario), 5) Fabrizio Pavesi (Medese)

Pellielo ancora d'argento
E' il suo terzo podio olimpico

Dopo Sydney e Atene, il piemontese centra la terza medaglia olimpica consecutiva nel tiro a volo, specialità trap. Mai nessun italiano era riuscito in questa impresa nella fossa. L'oro va al ceco Kostelecky, l'altro azzurro Frasca cede nel finale e finisce sesto

Giovanni Pellielo è sul podio per la terza Olimpiade consecutiva. Ansa
Giovanni Pellielo è sul podio per la terza Olimpiade consecutiva. Ansa
PECHINO, 10 agosto 2008 - Un argento sofferto, bagnato di lacrime, ma soprattutto di pioggia. Una caterva di pioggia che, dopo la calura dei giorni scorsi, ha stravolto la finale di fossa olimpica, lanciando l’argento, il secondo olimpico consecutivo, di Giovanni Pellielo. Che, subito dopo l’impresa ha rinnovato la sua fede: "Ringrazio Dio per questa medaglia. Preferivo l’oro, ma sono contento perché ho fatto il massimo che potevo".
PIOGGIA E RECORD - Giovanni "Johnny" Pellielo, il più anziano dei 6 finalisti, con 38 anni e già 4 Olimpiadi alle spalle, aveva già conquistato il bronzo a Sydney e l'argento ad Atene: mai nessun italiano era andato sul podio in tre Olimpiadi consecutive nella fossa olimpica. Pellielo ha avuto momenti difficili, in questa prova, dopo i due zeri dell’ultima serie di qualificazione, in mattinata, ne ha collezionati altri due, sempre con piattelli in uscita a destra, mentre in precedenza aveva patito quelli con uscita a sinistra. Ma, favorito anche dall’abitudine di chi è nato e vive a Vercelli, è stato bravissimo a recuperare concentrazione e sicurezza, mentre tutti gli altri, meno l’impeccabile ceco David Kostelecky, accusavano le condizioni esterne.
IL FUTURO E' DI FRASCA - Pioggia e scarsa visibilità hanno messo subito fuori gioco Glasnovic e hanno distratto Alipov, quindi hanno stoppato l’esordiente Erminio Frasca, peraltro bravissimo, a 25 anni e alla prima Olimpiade, finché non è incappato in due zeri di fila, uscendo dalla lotta per il secondo e terzo posto. E finendo poi sesto, dopo spareggio, ma con grandi promesse future. A pagare l’effetto delle straordinarie condizioni esterne - pioveva anche in tribuna stampa - anche il due volte campione olimpico Michael Diamond, che era arrivato a Pechino da favorito. Ma prima ha acciuffato la finale per la cuffia dopo un playoff a tre, e poi è scivolato negli ultimi colpi ed è stato beffato nello spareggio per il bronzo dal campione olimpico uscente, Alipov.
RISULTATI - Finale trap maschile: 1. Kostelecky (R.Cec) 146 (121); 2. Pellielo (Ita) 143 (120); 3. Alipov (Rus) 142, dopo spareggio (121); 4. Diamond (Aus) 142, dopo spareggio (119, dopo spareggio); 5. Glasnovic (Cro) 140, dopo spareggio (119, dopo spareggio); 6. Frasca 140 dopo spareggio (Ita) 120.